Il bambino di cristallo, per la regia di Jon Gunn, narra la storia di un bambino Austin che è affetto da una patologia rara ma molto invalidante: osteogenesi imperfetta.
Essa caratterizza le ossa rendendole fragili, soggette quindi a rotture: inoltre Austin soffre di una forma di autismo lieve.
E’ una storia vera ed è stata scritta da Austin in età adulta.
Il film, ben interpretato da Jacob Laval, Zachary Levi, Meghan Fahy e Gavin Warren, parla di disabilità ma non aspettiamoci il solito triste o impegnato messaggio sull’indifferenza del genere umano verso il malato: il messaggio invece è la testimonianza del protagonista felice, a volte in maniera ingenua, di come sia stato capace di affrontare la sua vita con il peso dei suoi problemi, non trattenendosi quando non era compreso o accettato.
Austin è un treno che corre sul suo binario e travolge chi si permette di passare attraverso, anche lo spettatore ne subisce il fascino e si lascia coinvolgere. La storia comunque pone in risalto tutto il complesso universo che ruota intorno alla problematica familiare legata alla presenza di un disabile, i delicati equilibri e le complessità relazionali che la coppia ha quando cessato il ruolo di genitore si confronta, come anche il difficile posto hanno gli altri figli non disabili nella famiglia.
Anche in Italia abbiamo la presenza di persone con questa patologia, basta fare una breve ricerca per leggere della loro quotidiana vita e rendersi conto che il film è una bella storia ma che come sempre le lotte quotidiane sono la vera storia di vita.