Nella 59. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, il Padiglione della Côte d’Ivoire, situato presso il Magazzino del Sale 3 (Dorsoduro, 264 – Zattere), è rappresentato da sei artisti: Aboudia, Armand Boua, Frédéric Bruly Bouabré, Aron Demetz, Laetitia Ky, Yeanzi il cui intento comune è mettere in evidenza memorie e sogni di un destino da costruire per un futuro che faccia riconoscere il ruolo imprescindibile della cultura contemporanea africana. In questa edizione il Padiglione gode dell’Alto Patrocinio della Première Dame della Côte d’Ivoire.
Il commissario del Padiglione è Henri Koffissé N’koumo, critico d’arte e Direttore delle arti plastiche e visive al Ministero della Cultura e dell’Industria delle Arti e dello Spettacolo della Côte d’Ivoire, i curatori sono Alessandro Romanini, docente di teoria della percezione e psicologia presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara e Massimo Scaringella, curatore indipendente riconosciuto per il suo intenso interscambio con paesi extraeuropei.
Chi dorme si apre alle porte del sogno. E nel sogno si ricreano naturalmente immagini, miti ed echi di narrazioni orali o scritte, di fatti discesi dal proprio vissuto, particolarmente dell’infanzia, nonché sublimazioni del proprio habitat… Questi sogni raccontano delle storie che, in Africa, portano spesso il valore (e la validazione) della creazione spontanea quando si vuole interpretare e rappresentare le realtà socio-economiche del soggetto e del collettivo. Questa realtà genera un concetto molto presente nella creatività degli artisti ivoriani in particolare nella capacità delle nuove generazioni di fondere attraverso l’arte, tradizioni ed innovazioni, memorie e sogni di un destino da costruire nel campo dell’arte contemporanea. L’arte, in effetti, non è altro che la vera e propria intersezione tra sogno e storia. Tra il soggetto che agisce, crea e si costituisce come autore e la sua opera che partecipa al patrimonio comune. E se questa storia ci è stata negata, allora dobbiamo sognarla.
Aboudia, nato ad Abidjan in Côte d’Ivoire nel 1983, vive e lavora tra Abidjan e New York, esprime una società̀ africana lacerata nel tessuto sociale in cui i giovani forniscono nuova linfa vitale. Dipinti taglienti composti da volti contrastanti, sfumature erotiche e ritagli di giornale in cui emerge la vita urbana attuale. Auto, grattacieli, televisori, fotografie e frasi scritte che ricordano l’arte di strada forniscono una sinfonia visiva il cui ritmo è il ritmo della vita.
Armand Boua, nato ad Abidjan in Côte d’Ivoire nel 1978, vive e lavora ad Abidjan, affronta la condizione umana come risposta alla disumanità presente nel mondo che lo circonda. Le sue osservazioni sui bambini sono tratte in gran parte da scene di strada in cui le migrazioni urbane creano intrecci etnici, linguistici, culturali e sociali.
Frédéric Bruly Bouabré, nato a Zéprégühé in Côte d’Ivoire nel 1923 e deceduto ad Abidjan (Côte d’Ivoire) nel 2014, è uno dei padri fondatori dell’arte contemporanea africana le cui creazioni rappresentano religione e filosofia, tradizione e leggende. È l’inventore di un alfabeto di 448 pittogrammi monosillabici ideato con l’obiettivo di creare un linguaggio universale che, a partire dalla tradizione Beté, militerebbe per la fratellanza universale e la pace nel mondo.
Aron Demetz, nato a Vipiteno in Italia nel 1972, vive e lavora in Val Gardena,interessato alla scultura come strumento epistemologico, rivolgendo attenzione alle forme plastiche non-occidentali, in particolare quelle africane. Esplora il mondo attraverso un universo scultoreo parallelo abitato da creature immaginarie e forme misteriose.
Laetitia Ky, nata ad Abidjan in Côte d’Ivoire nel 1996, vive e lavora ad Abidjan, denuncia la metamorfosi dei corpi et le definizioni della condizione umana contemporanea. Le sculture che crea con i suoi capelli afro sono un potente strumento di comunicazione che intende sensibilizzare le coscienze su questioni di razza, genere e giustizia sociale, recuperando elementi dei costumi e del folklore ivoriano. Elementi identitari nazionali, riletti in una chiave contemporanea.
Yeanzi, nato a Katiola in Côte d’Ivoire nel 1988, vive e lavora a Bingerville (Côte d’Ivoire), rielabora i temi biografici, la cronaca e la storia recente del suo paese e sviluppa un’iconografia in grado di trasformare le esperienze del passato in una forma espressiva per il futuro. Attraverso i materiali utilizzati per le sue opere, in particolare l’utilizzo dei detriti, l’artista rivela l’incomparabile bellezza ed estetica dell’individuo rimettendo in discussione le montagne di rifiuti che soffocano le società̀ contemporanee.