The Post è che parla una storia che celebra il sentimento tra la stampa libera e gli esseri umani dotati di ragionevolezza. Il film è ambientato nel 1971, quando l’curatrice del Washington Post Katharine Graham e il dirigente redattore Ben Bradlee stabilirono di ignorare le intimidazioni della Casa Bianca guidata da Nixon e divulgare i “Pentagon Papers”, un’inchiesta che rivelava un immenso insabbiamento sul Vietnam in cui era implicato il governo, che seguitava a inviare giovani soldati a morire in prima linea sebbene comprendesse che quella guerra non si poteva vincere.
Sicuro che la guerra condotta in Vietnam dal suo Paese costituisca un disastro per la democrazia, Daniel Ellsberg, studioso di economia politica e individuo del Pentagono, diffonde nel 1971 una parte dei documenti di un resoconto confidenziale. 7000 pagine che spiegano l’effetto militare e politica degli Stati Uniti nel conflitto del Vietnam. Un’implicazione ostinata e contraria alla retorica ufficiale di quattro presidenti.
Ogni notizia, tornando alla citazione iniziale, è la prima bozza della Storia. E il cinema di Steven Spielberg, capace di riportare un fatto noto ponendosi sul piano degli attori che in quel momento storico lo hanno provato, ma non per questo scordandosi delle platee che, oggi come oggi, non hanno ben chiaro quale fosse il peso e l’autorità che gli organi di stampa avessero nell’informare l’opinione pubblica.