La strage in mare di ieri è la più grave della storia del Mediterraneo. 700 morti, 700 vite spezzate.
Da gennaio a oggi sono annegati in quel tratto di mare più di 1.600 migranti. L’anno scorso, nello stesso periodo, ne erano morti 17: cento volte in meno.
Il numero di morti accertati sta aumentando di ora in ora.
E io mi sento male. Sono nauseata.
Penso che bisognerebbe guardare le 700 salme tutte insieme, stese l’una accanto all’altra, per capire realmente di quale orrore siamo corresponsabili.
Vorrei guardare ogni bambino a cui la vita è stata ingiustamente spezzata e chiedergli scusa per aver conosciuto solo le brutture di questo mondo.
E’ una colpa nascere nella parte sbagliata di questo mondo?
Questa domanda la rivolgo all’Unione Europea, che dovrebbe sentire forte e lacerante il peso di queste morti sulla propria coscienza. La rivolgo a Salvini e alla Santanché, che continuano a chiedere il blocco navale, una soluzione che invece di arrestare i flussi ha contribuito a far aumentare i morti. La rivolgo a tutte quelle persone che hanno espresso commenti razzisti e disumani su questa vicenda.
La rivolgo, in ultima istanza, alle nostre coscienze, perché non è più immaginabile pensare di vivere in un mondo in cui l’importanza di una vita è determinata dalla sua provenienza geografica.
Sono sempre stata un’europeista convinta, credo fortemente nel sogno di Altiero Spinelli di una federazione europea sovranazionale di Stati, il cui obbiettivo primario sia di creare un legame tra gli Stati europei che impedisca nuove guerre e fortifichi le alleanze. Un’Europa fatta di fratellanza. Ma quella che vedo oggi, con profondo rammarico, è un’Europa immobile ed egoista, incapace di rinunciare realmente alla propria sovranità e di sentire i problemi degli altri Stati come propri.
Una scelta precisa dei nostri Stati che hanno deciso di controllare i confini e di ignorare le vite umane.
Questo non è accettabile.
L’Unione Europea deve immediatamente lanciare una grande operazione di soccorso in mare al largo della Libia. Oppure garantire canali legali di accesso nello spazio Schengen a tutti questi profughi in fuga da guerre e persecuzioni che non hanno altra opzione che salire sui barconi.
L’alternativa è accettare di essere complici di questa ecatombe, perché non agire oggi equivale ad essere conniventi con questi crimini.
Mi aspetto che i miei, i nostri rappresentanti in Parlamento pretendano dall’Europa l’adozione di queste misure urgenti e mi aspetto che non si diano pace finché questo non avverrà.