Il regista Hazanavicius si cimenta in questa nuova produzione dopo il grande successo di the Artist, la sceneggiatura di questo film si ispira liberamente ad un altro film del 1948 di Fred Zinnemann con lo stesso titolo, interpretato da Montgomery Clift.
La storia del ’48: un soldato americano aiuta un giovane sopravissuto ad Auschwitz, nella ricerca di sua madre in un paesaggio post-seconda guerra mondiale. Oggi? Il racconto viene trasferito in prima linea nell’invasione russa della Cecenia, nata come un’operazione antiterrorismo che rapidamente si trasformò in un bagno di sangue con migliaia di vite civili.
Hazanavicus si è voluto lanciare in un progetto completamente differente, rischioso al limite del fattibile, come lui stesso lo ha definito, arricchendolo con particolari che riattualizzassero la storia e offrendo allo spettatore una prospettiva inedita ispirata al kubrickiano Full Metal Jacket: mostrare come un sistema possa stritolare le persone e trasformarle in assassini.
Per raggiungere questo obiettivo, il regista ha scelto una prospettiva a specchio, attraverso il quale descrivere in modo circolare il complesso percorso umano di vittime e carnefici, i cui ruoli – in guerra – finiscono spesso per scambiarsi inesorabilmente. The Search, questo il titolo del film, si apre con un prologo di cinque minuti terrificanti: un video girato da un soldato russo con una telecamera che riprende alcuni soldati durante un azione di rastrellamento nell’atto di uccidere una coppia (che essi scherzosamente chiamano terroristi) nella città di Nazran, situata a circa 21 chilometri dal confine ceceno.
La barbara uccisione viene osservata da una finestra vicina da un bambino di nove anni figlio della coppia, Hadji, il quale dopo essersi nascosto riesce a fuggire a piedi, con il fratello neonato, purtroppo il bambino dovrà lasciare il fratello neonato sulla porta di una casa sconosciuta per potersi a sua volta salvare. Questo bambino ha una sorella che a sua volta separata dai fratelli compirà il suo percorso di ricerca dei fratelli. Ultimo personaggio nella pellicola cinematografica è un ragazzo russo, fermato dalla polizia ed arrestato per possesso di droga, arruolato forzatamente ed inviato all’avamposto vicino al fronte di guerra.
Vivrà un percorso d’iniziazione che lo porterà ad essere una perfetta macchina da guerra. A margine troviamo il mondo che osserva l’orrore della guerra attraverso l’inviata dell’ UE per la salvaguardia dei Diritti Umani, che lotta per vincere la totale indifferenza del mondo. Naturalmente, come ha dimostrato in The Artist, Hazanavicius è un regista che può fare miracoli con il silenzio, lo testimonia l’interpretazione del bambino Hadji. Lascia perplessi la chiusura del film, un finale scontato, quasi banale, sembra non chiudersi il ragionamento, un tema incompleto. Nel complesso il film non trova un suo percorso genuino, sembra sempre in bilico tra la narrazione di eventi troppo sfruttati e la ricerca di un pietismo o di una lacrima forzata.