Un esordio positivo per Massimo Piccolo sul grande schermo. Il suo film Assolo porta al grande pubblico lo spettacolo interpretato in teatro, con un risultato non banale vista la nota difficoltà di rappresentare il teatro al cinema.
Tutta la storia ruota intorno ai 50 minuti più importanti della vita di Danny Caputo “sweet touch”, l’appuntamento con la vita inseguito da sempre, l’occasione che pazientemente si è costruito nella sua carriera di musicista esattamente come ogni suonatore di jazz: esibirsi in mondovisione al Bluestone. Ecco proprio nei 50 minuti che precedono il concerto accade il viaggio nei ricordi…..ricordi legati solo alle donne che ha amato. Tutto il film è un monologo frammezzato da un vortice caleidoscopico di immagini degli attimi vissuti con i suoi amori e i luoghi.
Lo spettatore partecipa rimanendo tale: un osservatore esterno che a mano a mano non si trova ne coinvolto ne partecipe e dopo un po’ può annoiarsi. Trova poco di vissuto comune da sovrapporre, è la storia di un altro che difficilmente potrebbe essere la propria anche a tratti. Unica considerazione che potrebbe fare è “Io nel momento più importante della mia vita avrei fatto, detto, agito….”.
Coinvolge poco o con distacco nella trama e questo ti permette di ascoltare e apprezzare invece molto la musica, un pianoforte che sottolinea le scene e i momenti, dà risalto alle pause del monologo e forse ti permette di apprezzarlo, insomma l’unico elemento che ti fa sognare.