Roma. Il Rome indipendent film festival è iniziato oggi con le prime proiezioni dedicate ai corti. Una selezione da subito di livello, con storie vere raccontate con grande maestria tecnica e grande passione. L’incontro coi registi a fine spettacolo, il pubblico partecipante condisce un piatto noto nel panorama culturale romano ma non per questo scontato, viste le novità culturali ogni volta presenti e viste le difficoltà burocratiche ogni volta cadute dal cielo.
Ha iniziato Me reencontràras dentro de ti del regista Eitan Pitigliani. Promosso dalla Comunità ebraica di Roma, vede come protagonista Andres Gil, nei panni di un nipote che scopre un disegno del nonno, unico documento rimasto di lui, e parte dall’Argentina per Roma alla sua ricerca. Lo troverà ed il regista così comunica la necessità della memoria, argomento assai caro agli Ebrei. Con essa, non ci si perde nella globalizzazione perché si possiede un’identità.
Un uccello molto serio tradisce, fin dal titolo, l’intento grottesco di rappresentare la virilità maschile tanto decantata ma tanto assente. Un pompiere (Rolando Ravello) porta a casa sua una persona salvata, interpretata da una splendida Elena Arvigo. Tradirà così la moglie (Chiara Caselli) la quale, ignara, avvertendo il marito del suo ritorno anticipato scatenerà un’esilarante sequenza di distruzione. Lorenza Indovina dirige con precisione 14′ di risate, assai raro per un film, lo è ancora di più per un corto. La storia è una riduzione ed adattamento dell’omonimo libro di Niccolò Ammanniti.
Ehi muso giallo di Pierluca Di Pasquale in modo originale tratta dell’integrazione a Roma e di luoghi comuni tutt’ora esistenti. Molto brava l’attrice Jun Ichikawa, nel ruolo di una ristoratrice cinese nella Capitale. 15′ di vera analisi sociale realizzata in maniera molto leggera ma anche molto rigorosa, una vera prova d’autore.
Di diverso tono Luigi e Vincenzo, di Giuseppe Bucci. L’omosessualità ed gli ostacoli in Italia per viverla serenamente. Tutto questo narrato grazie a due maschere d’eccezione come Francesco Paolantoni e Patrizio Rispo. Sottile, pungente, profondo: esempio di chiarezza narrativa.
Meno convincente La bici, diretto da Giorgio Borgazzi. Il voler raccontare la base del vivere civile unito al problema del lavoro di oggi ferma a metà strada il racconto, senza concluderlo.
In generale, questi corti dimostrano un generale miglioramento dell’armonia tra creatività umana ed uso della tecnologia: abbiamo come Italia ottimi registi, attori, montatori, fonici, doppiatori, scenografi. Una nuova generazione pronta, diamogli spazio. Questa generazione non deve mai abbassare la guardia: i grandi attori, i grandi registi non hanno mai mollato, non si sono mai accontentati degli applausi degli amici.