Roma. Un incontro pieno di passione per le arti quello di ieri a Palazzo Barberini, che ha visto protagonista il premio Oscar Gabriele Salvatores. Così in occasione del secondo appuntamento della Rassegna culturale Il Gioco serio dell’Arte, arrivato all’ottava edizione, il regista ha spiegato, introdotto dall’attore ed ideatore della rassegna Massimiliano Finazzer Flory, il suo modo di raccontare il cinema, ma anche di lasciare libero spazio all’immaginazione dello spettatore.
Si parte da Lumière e Méliès fino ad arrivare ai giorni d’oggi, esplorando i film del maestro che hanno avuto una grande eco in tutta la sua carriera fino a Educazione siberiana, film del 2013 incentrato sui valori di appartenenza alla famiglia, sul rispetto dei più grandi e del legame al territorio di origine. Tanti gli argomenti trattati: le scelte stilistiche del regista, i trucchi cinematografici utilizzati, il concetto di ombra e di luce nello spazio dell’inquadratura, il fascino del cattivo, le muse personali di Salvatores della letteratura, dell’arte in generale e anche della vita di tutti i giorni, i suoi film preferiti da ragazzo.
All’incontro era presente anche la storica dell’arte Anna Lo Bianco, direttrice della Galleria di Palazzo Barberini, che ha illustrato ed analizzato alcune importanti opere d’arte come la ronda dei carcerati di Van Gogh, il sacrificio di Isacco di Caravaggio e la zattera delle medusa di Théodore Géricault, intavolando così un dibattito con il regista su come arti diverse possano essere d’ispirazione per il cinema influenzandone l’estetica fino a rendere alcuni film dei veri e propri capolavori. “Il teatro è più simile al matrimonio -ha dichiarato il regista-: uguale ogni sera ma sempre alla ricerca di una variante; mentre il cinema è una passione che va consumata in fretta, in quel momento lì e poi basta.”